Gsk investe su Siena, perché parlare di crisi?
“Il problema piuttosto – scrivono in una nota congiunta Cisl Toscana, Cisl Siena e Femca Siena-Grosseto – è fare in modo che altri facciano altrettanto, rendendo attrattiva la Toscana. Le crisi sono altre, concentriamoci su quelle.”
In queste settimane si è aperto un dibattito anche mediatico sulla GSK, frutto di comunicazioni che possono essere state fuorvianti. ‘Esuberi’, ‘crisi’, sono alcune delle parole più utilizzate per rappresentare lo stato di un’azienda che non solo rappresenta una realtà fondamentale per il territorio senese, ma contribuisce a ben il 3% dell’intero Pil della Regione Toscana.
Di fronte ad un piano industriale che preannuncia nel prossimo biennio investimenti per 260 milioni di euro per il sito di Rosia, per renderlo più competitivo ed efficiente, e che l’azienda articolerà con anche la disponibilità ad incentivare chi volontariamente decidesse di fare una scelta professionale diversa (per un massimo di 270 persone), per la Cisl è incomprensibile che GSK sia ogni giorno equiparata alle attuali vicende di Beko, di Paycare, o di Amadori, che ha già visto la chiusura della sede senese.
La nostra preoccupazione semmai è come far sì che la provincia di Siena torni ad essere attrazione di investimenti per le realtà presenti ed altre che forse in futuro vorranno; come si possa dare valore alle nostre eccellenze, che vedono nelle ‘scienze della vita’ un punto di riferimento in questo territorio, ma mai fino in fondo valorizzato; come si possa far riconoscere la realtà di vero e proprio distretto al Polo delle pelletterie dell’Amiata, che è coinvolto in una grossa crisi, come mai era avvenuto in quel settore per decenni.
Ecco, la Cisl ritiene indubbiamente che sia ora il momento di dare sostegno e appoggio alle crisi industriali, ma anche quello che si creino le condizioni, anche e soprattutto in presenza di multinazionali, affinché quelle che possono e vogliono, siano messe in condizione di investire e impegnarsi a rimanere nel nostro territorio.